Menu principale:
Il Vallo di Noto o Val di Noto fu un distretto amministrativo che si occupò della giustizia, dell'erario ed anche delle milizie del Regno di Sicilia dal periodo normanno alla sua abolizione nel 1812.
Nell’anno 2002 otto Centri Storici del Val di Noto (Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Modica, Scicli, Catania, Caltagirone, Militello in Val di Catania) sono stati proclamati Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO.
Storia: a seguito del sisma del 1693 i maggiori centri urbani del Vallo vennero ridotti in macerie. La successiva ricostruzione dei primi decenni del XVIII secolo vede le città sconvolte dal sisma adottare soluzioni architettoniche e artistiche che caratterizzano l'intero Vallo. Questa vera e propria fioritura del gusto barocco è stata riconosciuta nel 2002 quale patrimonio dell'umanità da parte dell'organizzazione sovranazionale UNESCO sulla base delle seguenti quattro motivazioni:
Le città assegnate al titolo di Late Baroque Towns of the Val di Noto (South-Eastern Sicily) costituiscono un'eccezionale testimonianza dell'arte e dell'architettura del tardo Barocco;
esse rappresentano il culmine e l'ultima fioritura del Barocco europeo;
la qualità di questo patrimonio è risaltata anche dall'omogeneità, causata dalla contemporanea ricostruzione delle città;
le otto città sono in permanente rischio a causa dei terremoti e delle eruzioni dell'Etna.
In realtà nell'elenco dell'UNESCO appaiono anche altre città che in occasione del terremoto del 1693 e negli anni successivi della ricostruzione non erano comprese nel Vallo di Noto. Di fatto vengono inserite nell'elenco le città ricostruite dopo il sisma detto del Val di Noto poiché l'epicentro venne identificato propriamente nel territorio del Vallo, ma che amministrativamente e fisicamente non vi appartenevano: è il caso di Catania, ma anche della nomina di Acireale, entrambe sconvolte dal sisma, ma situate in quel tempo entro i confini del Val Demone.
La particolarità della "identità" comune per le città selezionate deriva soprattutto dalla mirabile ricostruzione avvenuta in seguito al detto evento sismico. Vi sono infatti degli esempi mirabili dell'arte e dell'architettura tardo barocca di cui costituiscono un momento di sintesi, presentando notevoli caratteri di omogeneità urbanistica ed architettonica.
A fronte di queste caratteristiche, il circuito delle città del Val di Noto è stato iscritto nel registro dell'Unesco. Questo importante risultato sta determinando una positiva ricaduta economica nell'intera area, a fronte di un aumento delle presenze turistiche nella zona e per la nascita di molteplici strutture ricettive.
Itinerario Storico Turistico
BREVE STORIA DI NOTO
Il monte Alveria ospitò il suo primo insediamento durante l'età del Bronzo Antico o Castellucciana (XVIII - XV sec. a,C,).
La presenza dei Siculi nel III periodo (850 - 730 a.C.) ed in particolare nel IV periodo (730-650 a.C.), è dimostrata dalla necropoli con tombe a cameretta sopra il ponte del Salitello.
Neas o Neve Eten, città nuova, divenne di costumi greci, cadendo nella sfera di competenza siracusana.
Sappiamo che Neaiton, secondo Polibio e Tito Livio, fu una colonia siracusana durante il regno di Ierone II, riconosciuta nel 263 a.C. dai Romani con un trattato di pace.
Nel 214 o 213 a.C. Neaiton apre le sue porte al console romano Marco Claudio Marcello e alle sue milizie, per questo fu riconosciuta città alleata di Roma, come Taormina e Messina.
Durante il periodo tardo - romano nella sua zona fu costruita la Villa Romana del Tellaro (IV secolo).
Dopo l'occupazione della Sicilia (535-555 circa) da parte delle legioni bizantine dell'Imperatore Giustiniano I, il territorio di Noto fu arricchito di monumenti, come la basilica di Eloro e la Trigona di Cittadella dei Maccari, l'Oratorio della Falconara e la Cripta di S. Lorenzo Vecchio, il Cenobio di S. Marco, il Villaggio di contrada Arco, ecc.
Nell'864 Noto fu occupata dagli Arabi del ras Cafagh ben Sofian, che la fortificarono.
Data l'importanza attribuita alla città dagli Arabi, Noto divenne, nel 903, capovalle e il suo territorio registrò la razionalizzazione dell'agricoltura e la promozione dei commerci.
Fu insediata l'industria della seta, sfruttando la presenza di gelsi nel territorio.
Nel 1091 Noto fu occupata da Ruggero d'Altavilla, poi Conte di Sicilia, e affidata al governo del figlio Duca Giordano, che iniziò la costruzione del castello e delle chiese cristiane.
Durante il regno di Federico II, a Noto, governata dal conte Isibaldo Morengia, fu eretto il monastero benedettino di Santa Maria dell'Arco.
Durante il periodo angioino Noto il 2 aprile 1282 partecipò all'insurrezione dei Vespri Siciliani.
Sotto il dominio aragonese Noto fu governata da Guglielmo Calcerando.
Il re Ferdinando II nel 1335 e il re Ludovico nel 1353 visitarono la città, concedendole privilegi.
Nel 1351, dopo otto anni di vita eremitica nella Valle dei Miracoli, morì Corrado Confalonieri, francescano, di nobile famiglia.
Sotto il regno di Alfonso V il Magnanimo fu Viceré di Sicilia don Nicolò Speciale, netino, che diede un importante contributo allo sviluppo della città, governata dal Duca Pietro d'Aragona, fratello del re.
Il Duca fece edificare nel 1431 la Torre Maestra del Castello di Noto Antica.
Nel 1503, per intervento del vescovo Rinaldo Montuoro Landolina, il re Ferdinando II il Cattolico conferì a Noto il titolo di "Città ingegnosa" per i tanti personaggi che nel quattrocento si distinsero nel campo dell'Arte, delle Lettere e della Scienza, come Giovanni Aurispa, Antonio Cassarino, Antonio Corsetto, Andrea Barbazio, Matteo Carnalivari, ecc.
Nel 1542 il Viceré Ferrante Gonzaga fortificò le mura della città conferendole valore strategico per il controllo delle coste da Avola a Capo Passero.
Nel Seicento vennero edificati, con il lascito del barone Carlo Giavanti, il Collegio dei Gesuiti per l'educazione dei giovani e la Casa del Refugio per le zitelle orfane o povere.
L'11 gennaio del 1693 la città, allora nel suo pieno splendore, fu distrutta da un terribile sisma, morirono circa 1000 persone.
I cittadini non si persero d'animo ed iniziarono la ricostruzione, sempre in stile barocco, sul colle del Meti, molto più in basso rispetto alla posizione originaria.
La nuova Noto fu disegnata dall'ing. Formenti e da fra Angelo Italia con pianta ippodamea ad assi ortogonali, come gli impianti urbanistici delle città greche;
S. Domenico, S. Carlo, la Cattedrale, la Basilica del SS. Salvatore, l'Immacolata, il SS. Crocifisso, i Monasteri di S. Chiara, SS. Salvatore, Montevergine, S. Agata, Badia Nuova, i conventi di S. Domenico, Carmine, S. Francesco d'Assisi, S. Antonio di Padova e i palazzi dei Giurati, Nicolaci, Landolina, Astuto, Trigona e Impellizzieri resero la città splendida sul piano urbanistico ed architettonico per merito dei committenti e degli architetti Gagliardi, Sinatra, Paolo e Bernardo Labisi, Antonio Mazza.
Alla fine del Settecento il barone Antonino Astuto creò un Museo privato, con le sezioni numismatica, archeologica, mineralogica, biblotecaria e con una Galleria di quadri degli Uomini Illustri Netini, uno dei tanti esempi del fervore culturale della città.
Nell'Ottocento, con la nuova riforma amministrativa, Noto non era più capovalle, il titolo fu concesso a Siracusa.
Nel 1837, a causa di un'insurrezione antiborbonica divampata a Siracusa, Noto divenne capoluogo di Provincia, e nel 1844 anche Centro Diocesi.
La città fu più volte visitata dal Re Ferdinando II di Borbone e dalla Regina Maria Teresa d'Austria.
Nel 1848 scoppiò la rivoluzione antiborbonica di Palermo e Noto vi aderì,
l'anno dopo venne sedata ed il netino Matteo Raeli andò in esilio a Malta,
poichè era stato Ministro del Governo rivoluzionario.
Nel 1860 Noto aderì alla guerra garibaldina contro i Barboni e mantenne il titolo di capoluogo, poi restituito a Siracusa nel 1865.
Nel 1870 fu inaugurato il Teatro Comunale; il giurista e patriotta Matteo Raeli fu nominato Ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti della nuova nazione.